Io sono un gatto. Sono nato il 9 aprile 2012. Primo di quattro fratelli. Non ricordo che tempo facesse quel giorno. Ricordo solo che piangevo, piangevo tanto. E mangiavo, mangiavo e dormivo. L'odore della mia mamma era l'unica cosa che mi faceva stare bene. Lo cerco ancora quell'odore, in ogni cosa che annuso, ma niente, niente che gli assomigli, neanche lontanamente. Vabbe'... continuerò a cercare.

Nel frattempo, ho scoperto nuovi odori. Quelli dei miei coinquilini, ad esempio, non sono poi così male. Mi chiamano Kabir, ci ho messo un po' per capirlo, anche perché mi sembrava abbastanza strano come nome. Mi hanno raccontato che Kabir è un vino moscato e che lo stavano bevendo (ogni volta glissano sul numero delle bottiglie) quando un loro amico ha mostrato una mia foto dicendo loro che stavo cercando una nuova casa.

Io sono astemio, bevo solo acqua, ed essere associato ad un vino non mi entusiasmava. Poi, però, mi hanno detto che in lingua araba Kabir significa "grande" e da allora, ogni volta che mi chiamano, rispondo molto volentieri.

Kabir

mercoledì 3 aprile 2013

Io e lui...

Con lui mi diverto un sacco. E' il mio compagno di giochi ideale, ci rincorriamo, lui cerca di prendermi e io gli sfuggo. Preparo gli agguati dal mio tunnel colorato, gli salto alle caviglie e fuggo e se lui tenta di avvicinarsi, io mi inarco, rizzo il pelo e gonfio la coda, così sembro più grosso e gli metto paura. Lui è bravissimo a fare le palline di alluminio: sono le mie preferite perché riesco a tenerle in bocca e portarle fino sotto ai suoi piedi per farmele tirare una volta ancora e un'altra e un'altra fino allo sfinimento di uno dei due. Mi chiamano "gatto da riporto" tanto mi piace fare questo gioco. Non so se sia un complimento, in genere ridono molto quando lo raccontano. Però mi pare ci si diverta tutti. Tra noi c'è comunque un gran bel feeling. Di notte, quando va a letto, mi prende e mi adagia sul lettone. Io resto qualche secondo in piedi prima di crollare sui suoi piedi.



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